Statuti delle Religiose Sorelle

 

dell'Ordine de la B.ma



Vergine del monte Carmelo

 

1481



 

Il codice qui parzialmente trascritto fu realizzato per le Carmelitane di San Barnaba a Firenze (dopo il 1504), per mandato del Beato Battista Mantovano. E’ probabile che esso provenisse dal Carmelo di Parma, dove fu vicario Tommaso da Caravaggio suo possibile autore. L’originale manoscritto è custodito nell’archivio dell’Ordine Carmelitano dell’Antica Osservanza (Roma).

  

Gli Statuti furono redatti tra il 1476 e il 1482 e furono accettati dai Carmeli di Parma, Mantova, Ferrara, S. Barnaba (di Firenze) tutti appartenenti alla Congregazione mantovana e furono la base degli Statuti del Carmelo di Santa Maria degli Angeli di Firenze approvati come Costituzioni proprie da Pio IV nel 1564 attraverso il nipote cardinale, poi santo, Carlo Borromeo. Tali Costituzioni, dopo l’ulteriore approvazione pontificia del 1611, divennero il testo base di molte Costituzioni di Monasteri dell’Ordine Carmelitano, a partire dal XVII secolo (Barberine di Roma, Vetralla, Jesi, Monterotondo, ecc.).

  

Gli Statuti di San Barnaba sono divisi in cinque parti: L’osservanza; Gli uffici; Le pene; Le pene comuni; Il Capitolo; Varie appendici, richiamando da vicino le Costituzioni per i Frati Carmelitani del Soreth.

Essi furono osservati dalla Beata Arcangela Girlani e da Santa Maria Maddalena de’ Pazzi. Risentono indubbiamente dello stile antico dei codici per religiosi, fortemente direttivi e con rimandi continui alle pene previste in caso di inosservanza. Ciò nonostante essi rimangono un documento storico di notevole interesse per conoscere l’antropologia e la pedagogia che ha connotato il modello claustrale.

 

* La singola monaca (come il frate, del resto) era ritenuta per molti aspetti una minorenne da guidare con energia in ogni atto e momento della giornata. La priora aveva un compito prevalente di vigilanza dell’osservanza più che di guida spirituale. Al tempo si riteneva che un corposo vissuto ascetico fosse la richiesta prevalente se non unica della vita religiosa.

 

* Lo stile di vita previsto è totalmente cenobitico, con scarse risonanze della Regola Carmelitana malgrado le sue citazioni, eccetto per la posizione della cella della Priora, posta all’ingresso del dormitorio. Ovviamente erano previsti i voti solenni e quindi si trattava di un gruppo di monache non di beate.

 

* Si iniziava a prevedere un breve spazio di meditazione personale (mezz’ora nei giorni feriali e tre quarti d’ora nei festivi) in riferimento all’Ufficio.

  

* La clausura, che prevedeva un oculato controllo degli ingressi, comprendeva l’uscita per la questua o altre necessità di due Sorelle a turno. Una situazione assai simile al Carmelo dell’Incarnazione in cui visse Santa Teresa.

 

* Interessante il codice penale (qui non riportato) da cui si desume qualche traccia delle difficoltà reali della vita quotidiana e delle dialettiche comunitarie.


 

 Catena C., 

 Antiquae Constitutiones Monialium Carmelitanarum 

in «Analecta Ordinis Carmelitarum» 

XVII (1952) 195-326.

 

Cum sit che la contemplatione et devotione è freno de la religiosa: volemo che dopo matutino la priora tenga le sue sorelle almeno un terzo d’hora in contemplatione.

 

Et non sia ardita alcuna partirse sino fatto el signo, cosi anche dopo la messa, o vespero qual hora parera piu commoda almeno un quarto de hora: et le feste megia hora ad matutino, et un terzo dopo la messa, et chi sera ardita partire sia punita de la pena de disobedientia.

 

Et volemo che ogni religiosa sana faccia la quadragesima il luni, il mercuri, il veneri la disciplina almeno di Domine ne in furore tuo arguas me. Così anche lo Advento, et fra l’anno ogni Vigilia comandata, et omni feria sexta...

 

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