Regola mitigata di Innocenzo IV, 1247
Regola mitigata di Innocenzo IV, 1247

 

La Regola del Carmelo e le sue “mitigazioni”

 

La Forma di vita approvata dal Alberto, patriarca di Gerusalemme e legato pontificio, per i Fratelli - eremiti del monte Carmelo, è andata persa nel suo testo originale.

Tale testo si può ricostruire a livello ipotetico, da parte degli storici, ma nessuno conosce con assoluta certezza il testo reale della Regola primitiva o Albertina.

 

Con lo scorrere dei secoli, cambiavano non solo i tempi, ma anche le situazioni fisiche e psicologiche delle persone, oltre al contesto storico ed ecclesiale.

 

A differenza di altri ordini che introdussero dei mutamenti, senza toccare la Regola, i Carmelitani più scrupolosi, preferirono chiedere il permesso del papa.

Si sentì, intanto, il bisogno di integrare nel progetto originario eremitico degli elementi comunitari, come la preghiera comune della Liturgia delle Ore o la mensa. Al tempo, queste integrazioni erano dette, nel linguaggio della curia papale,"mitigazioni".

 

L’integrazione principale fatta nella Regola, previde la possibilità di fondare non solo eremi solitari ma anche conventi in città, insieme a diverse osservanza di vita comunitaria. Il tutto fu approvata da Innocenzo IV, nel 1247, con la bolla Quem honorem conditoris. E’ questo testo “mitigato” o Regola Innocenziana che tutti i Carmelitani, anche gli Scalzi, considerano la base della vita carmelitana come è precisato nelle note delle diverse Costituzioni.

 

S. Teresa come Maria de Yepes (la laica che fondo il monastero de la Imagen), spagnole, non potevano leggere i testi delle bolle o della Regola nell’originale latino.

 

In Spagna circolava una traduzione piuttosto difettosa del testo “mitigato” con gli elementi comunitari ed approvato da Innocenzo IV nel quale si diceva che in esso la Regola era riportata “senza mitigazioni”. Si trattava di un errore di traduzione ed un errore storico.

Ma S. Teresa non poteva saperlo e si è sempre riferita al testo “mitigato” da Innocenzo IV come alla Regola “primitiva” (cf Vita, 36,26).


Il dato è ben noto anche ai fratelli e sorelle Scalzi che nelle loro Costituzioni riportano sempre il riferimento alla Regola “primitiva” tra virgolette e si spiega in nota che il riferimento è al testo di Innocenzo IV.

 

Dopo l’integrazione di Innocenzo IV, ci furono altri interventi minori attribuendo al Generale la facoltà di dispensare sull’astinenza e sul digiuno.  Alla fine, rimase l'astinenza nei giorni di mercoledì, venerdì e sabato, unita al digiuno dal 14 settembre alla Pasqua. Si aggiunse anche la possibilità di uscire per apostolato e di far ricreazione.


Ora, Santa Teresa all’inizio delle sue fondazioni, scelse di fondare senza rendite, ma nel giro di pochi anni, rendendosi conto delle difficoltà, preferì alla fine optare nelle Costituzioni di Alcalà per l’accettazione delle rendite come il Concilio di Trento consentiva.


In secondo luogo, come in altre Riforme maturate nell’Ordine, ad esempio nella Congregazione Mantovana, S. Teresa decise in genere di rinunciare alla dispensa dell’astinenza, tranne dove riusciva davvero difficile procurarsi del pesce come a Malagón o nelle trattative per Segura de la Sierra (Lettera 28.06.1568).


In terzo luogo, S. Teresa accettò la mitigazione della ricreazione allargandola a due momenti di ritrovo comunitario giornaliero.

 

Carmelo dell'Incarnazione di Avila
Carmelo dell'Incarnazione di Avila

L’insieme fa vedere come il carisma teresiano non nasca tanto da un ritorno storicamente improponibile alla Regola primitiva sotto il profilo storico, ma ideale-affettivo.


In secondo luogo, è evidente che S. Teresa, utilizzando alcune osservanze del suo tempo, alcune allargandole come la ricreazione, la possibilità di confronto tra sorelle per motivi spirituali o la scelta libera dei confessori (presto revocata dal Doria), altre irrigidendole come l’astinenza o l’autorità priorale (la maestra e l’economa non furono più elette dal capitolo), riuscì ad elaborare una incarnazione originale del carisma carmelitano adeguata alle esigenze del suo tempo. 

 

Tali esigenze erano maturate in lei e in diverse consorelle dell'Incarnazione che divennero, con il permesso del generale Rossi, due per fondazione, le pietre di fondamento della sua rilettura della Regola “primitiva” o Innocenziana.


 

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