Giovanna Scopelli

1439-1491


Emilia nacque a Reggio Emilia nel 1439, da Giovanni Scopelli e Caterina, mentre era signore di Reggio Niccolò III d’Este.

 

Aveva due sorelle che pensavano di maritarsi, mentre lei, ancora giovanetta, si orientò per una consacrazione laicale, vissuta nella propria casa in riferimento ai Padri Carmelitani di S. Maria Nuova che erano a Reggio dal 1374.


Infatti, Pinotto dei Pinotti, giureconsulto di Reggio Emilia, già consigliere e luogotenente dei Visconti a Milano, fece costruire a sue spese “la chiesa e il monastero del Carmine di Santa Maria Nuova e un ospedale per gli infermi, per i poveri e i pellegrini, sotto lo stesso titolo di Santa Maria Nuova”. I Carmelitani “si assunsero l'impegno di curare il servizio religioso nell’ospedale con obbligo di celebrare 6 messe (successivamente ridotte a 4) per l'anima di Pinotti, dei suoi parenti e una in suffragio del Visconti”. 

Dopo un certo tempo, avendo rinunziato ai suoi beni, dice la tradizione tranne che ad un Crocifisso, prendendo il nome di Giovanna, visse presso una donna di modeste condizioni economiche, fino a che una vedova le offrì se stessa, due figlie e la sua casa dove abitarono dal 1480 al 1484.


Dopo molte traversie, avendo adocchiato la piccola cheisa di S. Bernardo con i suoi orti e la canonica affidata ai frati Umiliati, Giovanna riuscì, con l’appoggio del Vescovo Filippo Zoboli, ad acquistarla. Il Carmelo di Santa Maria del Popolo ebbe inizio ufficiale nel 1485 e per i bianchi mantelli che le sorelle portavano fu detto delle “Bianche”.

 

 

 

Secondo gli usi del tempo sviluppo la sua esperienza spirituale attraverso un intenso impegno ascetico in sintonia con l’anno liturgico.

 

Così il Natale e la Risurrezione del Signore erano la sua gioia che esprimeva con la lode liturgica ma anche con preghiere spontanee: “Mio Signore, vedendoti così povero e tanto sofferenze e paziente per amor mio, come ricambierò? Io sono piccola e non valgo nulla. Celebrerò le tue lodi: nel mio cuore ho posto il tabernacolo della tua Mestà. L’amore prende tutto di me, o mio piccolo, ma non posso possederti. E il pensiero volto a te è confuso dalla povertà della mia voce”.

Fu sua creazione una singolare devozione, detta “La camicia della Madonna”. Consisteva nella recita di…15.000 Ave Maria intercalate ogni 100 Ave dallaSalve Regina. Alla fine veniva recitata 7 volte l’ Ave Maris Stella, oppure O gloriosa Domina.

 

Giustamente, il gusto per la quantità della preghiera piuttosto che per la profondità della stessa, non riscosse pari entusiasmo nel confessore che alla vigilia di una festa dell’Annunciazione imprecisata, impose a Giovanna di dire un’unica Ave Maria che fu sufficiente alla beata per amare profondamente il Signore. Di lei si ricordano unaPreghiera a Dio Padre, degli Ammonimenti spirituali e il Testamento.

 

Morì il 9 luglio 1491 mentre il suo culto ebbe inizio prestissimo, l’anno seguente, con l’esumazione del corpo” da parte della sorella suor Girolama Lanzi anche se nel disotterrarla fu causato qualche danno al suo corpo che fu trovato incorrotto ed emanante un delicato profumo. Il corpo fu messo in un’urna e un braccio venne posto in un reliquiario a parte. La memoria della morte ebbe una risonanza sempre più grande a Reggio tanto da coinvolgere tutta la città.

 

 

Sia con Urbano VIII che aveva modificato le regole per le beatificazioni che con Benedetto XVI, la diocesi si preoccupò di far approvare l’antico culto e nel 1773, espletate tutte le nuove formalità giuridiche previste, fu inserita nel Canone dei Beati.


A causa della soppressione il suo corpo seguì le Sorelle presso il Convento di S. Ilario nel 1798 fino al 3 luglio del 1803 in cui il corpo venne traslato nel Duomo di Reggio, nella cappella Rangoni dove ancora si trova per motivo di maggior sicurezza.


La sua memoria liturgica si ricorda il 9 luglio.

 

 

Donaci, Signore Dio nostro,

la fiamma di carità che ispirò

la beata Giovanna,

sposa fedele del tuo Figlio, 

a radunare una famiglia di vergini a te consacrate,  a gloria perenne del Cristo e della Chiesa. 

Per il nostro Signore. 

 

 

 

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